
Biografia
«E, poiché il tempo è breve, riduci la lunga speranza. Mentre parliamo sarà già fuggita la vita invidiosa: cogli il giorno, e non credere al domani». Malinconico ma ironico, profetico ma realistico, Quinto Orazio Flacco, poeta e sostenitore dell’ideologia del “carpe diem”, nasce nel 65 a.C. in uno dei “Borghi più belli d’Italia”: Venosa.
Tra i principali esponenti della letteratura latina di età augustea, il vate epicureo trascorre la sua adolescenza tra i vicoli dell’affascinante comune del Vulture Melfese, dove frequenta i primi studi per poi trasferirsi a Roma insieme con il padre, esattore nelle vendite all’asta. Nell’Urbe Orazio entra a far parte della scuola del grammatico Orbilio, mentre ad Atene approfondisce le sue conoscenze filosofiche e retoriche.
Allo scoppio della guerra civile, il poeta lucano si arruola nell’armata repubblicana di Marco Giunio Bruto per poi interrompere la carriere militare in seguito alla disastrosa battaglia di Filippi.
Una volta tornato, comincia a scrivere versi entrando in contatto con poeti e letterati e distinguendosi come maestro di eleganza stilistica. Determinante sarà l’incontro con Mecenate, ministro di Ottaviano, che il poeta lucano definisce “la metà dell’anima mia”. L’ingresso nel circolo di Mecenate suggella un legame eterno tra i due.
Alla morte dell’amico segue, a distanza di poco, quella di Orazio (8 a.C.), seppellito accanto a Mecenate sul colle Esquilino. Nella consapevolezza, come aveva cantato nel corso della sua esistenza, della fugacità della vita: «Vivrà padrone di sé, felice, chi di giorno in giorno potrà dire: ho vissuto».